Terri di suli, terri d'amuri.......
Terri di suli,  terri d'amuri.......

<< Nuova casella di testo >>

 

 

 

 

Il lago del Segrino 

 

Il lago del Segrino è un piccolo lago lombardo prealpino di origine glaciale, in provincia di Como, situato tra i comuni di Canzo,Longone al Segrino e Eupilio. Si ritiene che il suo nome derivi daLlatino Fons Sacer, ossia Fonte Sacra, trasformatosi col tempo in Sacrinum e quindi Segrìn (in dialetto locale). È famoso per la qualità delle sue acque e per la sua felice e tranquilla posizione, che ispirò numerosi scrittori dell'Ottocento.  Ha una forma allungata in direzione nord-sud, con una lunghezza di circa 1800 m ed una massima larghezza, nella parte meridionale, di 400 m. circa. È limitato nei suoi bordi dai ripidi versanti dei monti Pesora e Cornizzolo (1200 m) ad est, Scioscia (671 m) ad ovest, entro i territori dei comuni suddetti. Oggi il lago del Segrino costituisce un'area protetta denominata "Parco locale di interesse sovra-comunale Lago del Segrino" gestita in consorzio dalla Comunità Montana del Triangolo Lariano e dai tre comuni interessati. Lungo tutto il suo perimetro, di circa cinque chilometri, si snoda un circuito ciclo-pedonale protetto ed il lago è una riserva di pesca, giustamente limitata e soggetta al rilascio di specifici permessi. Lo sci nautico fu molto praticato sulle sue acque negli anni sessanta, ma solo in estate; questa attività venne poi proibita in quanto incompatibile con la conservazione dell'equilibrio ambientale del lago stesso. Il Lago del Segrino è considerato il lago meno inquinato d'Europa, con l'ovvia eccezione dei laghi del Nord-Europa, in virtù delle sue fonti solo sotterranee e quindi non inquinabili, e per l'assenza di inquinamento industriale o da eccessivo sfruttamento turistico. La fauna acquatica è rigogliosa. In inverno spesso la sua superficie ghiaccia completamente e, talvolta è possibile attraversare il lago a piedi. Si racconta che durante un freddo inverno dell'ultima guerra, un carro trainato da una coppia di buoi di ritorno verso la stalla, causa l'addormentarsi del suo conducente, abbia deviato dalla strada normale costeggiante il lago. Al suo risveglio il carrettiere vide con sgomento la pista delle orme degli zoccoli e delle ruote attraversanti il lago sulla sua superficie gelata. A ricordo del fatto, eresse una cappella di ringraziamento alla Madonna (esistente e restaurata). Il piccolo lido, che si trova al bivio con la strada che scende verso Eupilio, progettato da Marco Castelletti, chiamato "Aquilegia" è stato costruito nel 2003-2004, ed è stato insignito di numerosi premi di architettura fra i quali lo "AR+D Emerging Architecture Awards" di Londra 2004 e la "Medaglia d'oro di Architettura Italiana" alla triennale di Milano 2006. 

 

 

Porto Santo 

 

Porto Santo è un’isola portoghese della Regione Autonoma di Madeira ed amministrativamente costituisce un Comune.

 Situata nell'Oceano Atlantico, a 50 km a nord-est dall'isola di Madeira, è lunga dieci chilometri e larga sei. La sua costa meridionale è caratterizzata da un'ininterrotta ed interminabile spiaggia di sabbia fine di circa 9 Km; quella settentrionale possiede, per contro, elevate ed impervie scogliere a picco sul mare. 

Porto Santo gode di temperature miti, lungo tutto il corso dell'anno, che oscillano tra i 18 e i 27 gradi. Le acque delle coste sono riscaldate da attività vulcaniche sottomarine. È spazzata da venti secchi ed ha precipitazioni poco abbondanti. Questo suo clima particolare, in congiunzione con la natura rocciosa del territorio, costituisce il motivo della scarsa vegetazione che vi si trova. Fichi d’india ed altre piante grasse sorgono spontanee ovunque. Coltivazioni tipiche del clima sono, inoltre, la vite (molto più bassa delle nostre per via del forte vento), le angurie ed i meloni. Città principale di Porto Santo è Vila Baleira (balena) situata nel sud-est dell'isola. Il rilievo più elevato è il Pico do Facho (516 m). L'isola è attorniata da cinque isolotti disabitati, di cui il maggiore è l'Iléhu de Baixto\da Cal, a sud-ovest che è anche quello più grande ed è così chiamato a causa delle miniere di calcite un tempo usata per la produzione di calce (cal in portoghese). I fianchi dell'isolotto sono ricchi di caverne che portano a numerose gallerie della vecchia miniera. Tra l'isolotto e Ponta da Calheta si trova Boqueirao de Baixto un isolotto largo 400 m. 

L’isola di Porto Santo è la più vicina alla costa del Portogallo (900km) e alla costa africana (730km). E’ comunemente risaputo che Porto Santo è un’isola di origine vulcanica e che si sia formata per accumulo di magma. La sua formazione iniziò con l’attività vulcanica marina in un periodo compreso fra 23 e 5 milioni di anni fa, creando dei rilievi che costituiscono i punti più alti dell'isola. La splendida spiaggia è emersa nel periodo di tranquilla attività vulcanica e la sabbia si è generata dalla sgretolazione di un enorme barriera di corallo che ha protetto un vasta flora e fauna, e che ha originato la bellissima sabbia fine e dorata. La popolazione residente sull’isola di Porto Santo conta circa 5500 abitanti, e nel periodo estivo, si raggiungono le 25/30.000 presenze. I centri principali sono: Town Campo, Vila Baleira, Lapeira e Camacha. Oltre a questi centri sono presenti aree minori come Serra, Dragoal, Pè do Pico, Tacque e Ponta. L’occupazione è principalmente legata al settore terziario, in prevalenza turismo e commercio.  L'isola è silenziosissima e pulitissima grazie ai suoi abitanti civilissimi. 1/5 della popolazione è istruita ed il numero di studenti universitari sta aumentando notevolmente negli ultimi anni. Gli alberghi, B&b, resorts, residences e quant'altro stanno sorgendo in quantità notevole visto il continuo aumento di presenze. 

L’isola venne scoperta nel 15° secolo, in quell’epoca di grandi esplorazioni inaugurata dal Principe Enrico il Navigatore. Qui preparò il suo viaggio alla scoperta del Nuovo Continente, il grande navigatore genovese Cristoforo Colombo, di cui gli isolani vanno molto fieri, che aveva sposato la figlia del governatore dell’isola. Di quel suo soggiorno resta la casa dove visse, un’abitazione quattrocentesca, che attualmente ospita un Museo Etnografico di valore unico. 

L'isola sfrutta molto l'energia del sole e difatti esiste un impianto fotovoltaico di dimensioni enormi che produce energia per mezza isola.  Molti gli impianti sportivi fra i quali un campo da Golf di dimensioni eccezionali.  

                                 

Cuba: La valle de Los Ingenios 

 

Di Cuba ci sarebbe molto da dire ma chi più chi meno sa molto di questa splendida “Regina dei Caraibi” La torre che vedete alla foto 10 della prima pagina di fotografie è la Torre dell’Hacienda Manaca Iznaga, nella “Valle de Los Ingenios” (valle degli Zuccherifici). Questa torre fu costruita perché i sorveglianti potessero controllare, dall’alto dei suoi 44 metri, gli schiavi nei campi che tagliavano le canne da zucchero o che lavoravano la terra (siamo nella seconda metà del XVIII secolo). Questa azienda zuccheriera è una delle poche sopravvissute nella zona, laddove se ne contavano 65.   

 

 

Portella della Ginestra 

 

Portella della Ginestra è una frazione collinare di Piana degli Albanesi (PA), da cui dista appena tre chilometri.

Il primo di Maggio del 1947,  circa duemila lavoratori della zona di Piana degli Albanesi, in prevalenza contadini, si riunirono nella vallata di Portella della Ginestra per manifestare contro il latifondismo, a favore dell'occupazione delle terre incolte e per festeggiare la vittoria del Blocco del Popolo nelle recenti elezioni per l'Assemblea Regionale .   Improvvisamente dalle colline circostanti, in particolare dal Monte Kumeta, che si vede chiaramente nelle foto n° 46 e 47 di pagina 1, partirono, sulla gente in festa, numerose raffiche di mitra che lasciarono sul terreno, secondo le fonti ufficiali, 11 morti (9 adulti e 2 bambini) e 27 feriti, di cui alcuni morirono dopo qualche tempo in seguito alle ferite riportate. La CGIL proclamò lo sciopero generale, accusando i latifondisti siciliani di voler “soffocare nel sangue le organizzazioni dei lavoratori”.  Solo quattro mesi dopo si seppe che a sparare materialmente erano stati gli uomini del bandito separatista Salvatore Giuliano, colonnello dell'E.V.I.S. (Esercito Volontario per l'Indipendenza della Sicilia). Il rapporto dei carabinieri sulla strage faceva chiaramente riferimento ad "elementi reazionari in combutta con i mafiosi".  Ma questo era solo l’inizio di una farsa politica che dura ancora oggi da settanta anni e che mirava a dare tutta la colpa a Salvatore Giuliano. Nel corso degli anni, a cominciare dal processo per l’omicidio di Pisciotta, presunto assassino di Giuliano ed avvelenato nel carcere dell'Ucciardone di Palermo, emergevano invece, via via e sempre più pregnanti, le responsabilità politiche ed il coinvolgimento di molti politici Italiani, e degli Stati Uniti (presenti con dei tiratori scelti, a Portella della Ginestra il giorno della strage). Quando queste cose cominciarono a trapelare fu la fine di Salvatore Giuliano che, infatti, nel 1950 fu ucciso in circostanze anch'esse ancora oscure. 

 

L'Isola delle Correnti 

 

L'Isola delle Correnti è una piccola isola tondeggiante della Sicilia, sulla costa ionica, situata nel territorio del comune di Portopalo, estesa per circa 10.000 m² con un'altezza massima di m 4 sul livello del mare.

È collegata alla terraferma tramite un braccio artificiale, distrutto varie volte dalle onde del mare. Quando la bassa marea trasforma l'isola in una penisola, essa rappresenta l'estremo lembo, legato alla terraferma, dell’Italia. Il punto più a sud è invece Lampedusa. Sull'isoletta si erge un faro di forma rettangolare, dove decenni fa alloggiava il farista con la sua famiglia. Adesso è tutto in fase di veloce decadimento poiché il faro è in disuso da parecchi anni. E’ il punto in cui si incrociano, o ancor meglio si scontrano, il Mar Jonio e il Mar Mediterraneo, in cui si sfidano appunto le correnti di questi immensi specchi di mare. E’ anche un punto dove si scontrano anche venti spesso molto forti. E’ proprio la posizione da frangiflutti, da spartiacque, ha dato questo nome all’Isola. Si ha la sensazione di trovarsi nel mezzo del mediterraneo, di essere arrivati a un punto estremo invalicabile, pensando per un attimo all’incalcolabile immensità di acqua attorno a quel puntino. E tale sensazione di trovarsi all’estremo è confermata dal fatto che questo sia l’altro punto terminale, insieme a Trieste, del “Sentiero Italia”, uno degli itinerari di trekking più lunghi del mondo, circa 5.500 Km.

  

Chiaramonte Gulfi

 

Chiaramonte Gulfi si trova a 15 km da Ragusa, ubicato su una collina a nord rispetto al capoluogo. Il paese si trova ad una quota di 668 m s.l.m. mentre l'altitudine massima del territorio comunale si raggiunge sul monte Arcibessi a 906 m s.l.m. La città è anche definita il Balcone di Sicilia per la posizione panoramica, con vista che va da Gela (Sud-est) all'Etna (Nord), la valle dell'Ippari e i suoi paesi (ComisoVittoriaAcate) e le dorsali degli Erei fino a Caltagirone, oltre al mare e ai monti Iblei.

Il territorio del comune di Chiaramonte Gulfi è il 5º per estensione (126 km²) in provincia di Ragusa e comprende un'area che va dai monti Iblei fino alla piana di Vittoria, e conta 8400 abitanti circa.  I corsi d'acqua del comune sono tutti a carattere torrentizio eccetto il fiume Dirillo che segna il confine con la provincia di Catania.

Molte sono le testimonianze del passato Chiaramontano, molto travagliato ed onusto di storia e di monumenti relativi alle varie epoche storiche.

Nel territorio sono diffusamente presenti insediamenti fortificati (castellieri) dell'età del bronzo e del ferro, resti di insediamenti abitati greci arcaici ed ellenistici, testimonianze di epoca romanabizantina e medievale.

Il nome di Chiaramonte Gulfi (Ciaramùnti, in siciliano) si riferisce al conte Manfredi Chiaramonte che, essendo stato creato conte di Modica dal re aragonese Federico III nel 1296, fondò il paese, cui dette il nome del proprio casato, dopo la distruzione di Gulfi, perpetrata nel 1299 dagli Angioini. Chiaramonte, sorta intorno al 1300, fu subito abitata dai pochi scampati all'eccidio di Gulfi. I cittadini di oggi sono chiamati Ciaramuntàni. Il nome dell'antico centro di Gulfi verrà aggiunto a quello ufficiale del comune solo nel 1881, come memoria dell'antica origine del paese. Quasi tutti gli antichi toponimi sono andati distrutti. L'antico toponimo "Porta di la chaza", cui è subentrato il nuovo "Arco dell'Annunziata", e il toponimo "via della muraglia" mostrano ancora una limitata parte dell'antica cinta muraria.

Moltissime le feste religiose e le Sagre che si tengono annualmente.

Numerosi i musei per un paese così piccolo. Fra questi il prezioso ed un po’ trascurato Museo del "Ricamo e dello Sfilato siciliano"

Vaste le coltivazioni di mandorli, ortaggi, uve da vino ed olio di oliva di pregiate qualità organolettiche.

Da pochi mesi la zone è più facilmente raggiungibile grazie al vicinissimo nuovo aeroporto di Comiso.

 Castello di Racconigi

 

Le prime notizie del Castello risalgono all’XI secolo e si dice che esso sia stato fondato sulle rovine di un antico monastero. Tralascio tutta la storia lunghissima, molto variegata e complessa di questo splendido castello e del suo magnifico Parco, nonché la storia del suo sviluppo in grandezza e altezza avvenuta in tempi diversi per arrivare brevemente ai giorni nostri. E’ appartenuto a diverse famiglie della nobiltà dell’epoca che ha segnato nel bene e nel male la storia di quel luogo di “riposo” o di Delizie come fu chiamato ad un certo punto della sua storia. Per gran parte della sua recente storia è appartenuto alla famiglia dei Savoia-Carignano. Ora dopo una lunga serie di cause civili, è entrato dal 1980, a far parte del patrimonio dello Stato.  Ha subito una serie notevole di rimaneggiamenti, modifiche, variazioni strutturali e quant’altro, fino alla sua attuale configurazione, Il suo Parco immenso è stato anche mezzano di importanti incontri e matrimoni reali. Ha ospitato re e regnanti di mezzo mondo fra i quali lo Zar Nicola II. Splendidamente addobbato ed arredato, contiene tesori d’arte di pregevole fattura ed ha moltissime sale create per scopi specifici.

Riaperta nel 1994, la residenza è in gran parte visitabile ed è oggetto di costanti restauri di natura conservativa volti a preservare la struttura e a riportare agli antichi splendori i piani nobili dell'edificio. Il castello rappresenta una delle residenze sabaude meglio conservate, vantando un'apprezzabile dotazione di arredi, dipinti e suppellettili ed è costantemente sede di eventi ed attività culturali.

I 170 ettari di Parco, sempre ben curato, offrono una grande varietà di specie vegetali e di animali protetti, una rete di viali e sentieri dallo sviluppo complessivo di 25 km, bacini d'acqua (tra cui il lago di 18 ettari di superficie), grandi aiuole fiorite e, come il castello, è abituale luogo di attività ed eventi culturali.

Nel 2010 il parco è stato scelto tra i primi dieci finalisti e poi decretato vincitore nel concorso I parchi più belli di Italia 2010; sempre nel medesimo anno il parco ha ospitato la Biennale di Scultura Internazionale nell'ambito dell'iniziativa Scultura Internazionale a Racconigi, 2010. Presente ed esperienza del passato.

All’interno ospita edifici di pregevole valore architettonico inseriti perfettamente nell’ambiente ed opera dei migliori architetti delle varie epoche. Il parco contiene oltre 2000 alberi, alcuni dei quali raggiungono altezze superiori ai trenta metri. I più diffusi sono i frassini e gli aceri ma non mancanoippocastaniquerceolmicarpiniailantiplatanitigli e cedri. Sono pure presenti sporadici alberi da frutta quali il melo, il ciliegio e il nocciolo. Gli alberi più grandi presenti nel parco sono un platano orientale alto 42 metri, il cui fusto a sezione circolare possiede uno sviluppo di circa 6 metri e una zelkova alta 35 metri, di circa duecento anni. Quest'ultima specie botanica, con il suo fusto di 8,45 metri di circonferenza, è l'esemplare più grande del Piemonte.

La parte più interna del parco è popolata di varie specie di uccelli: aironi cinerinigarzetteanatrenibbi brunipoiane e picchi. Le ormai rinomate cicogne di Racconigi, invece, nidificano soprattutto sulle cuspidi della Margarìa e sui comignoli del castello. Oltre agli uccelli è segnalata la presenza di scoiattoli e persino di tassi e volpi. (Vedi foto dalla 43 alla 48 di pagina 3). Una visita, a chi passa da quelle parti, è consigliata.

Il Castello è posto a Sud di Torino da cui dista 40 KM. È facilmente raggiungibile anche in treno. 

 

Torino - Piazza San Carlo 

 

Ai lati il palazzo seicentesco Solaro del Borgo, e, sul lato sud, le due chiese gemelle barocche; quella di Santa Cristina (1639), progettata dal Castellamonte, e quella di San Carlo, costruita nel 1619 e attribuita a vari architetti tra cui anche il Castellamonte. La facciata concava della prima, è stata ridisegnata da Filippo Juvara (Messina, 7 marzo 1678 – Madrid, 31 gennaio 1736) nel 1715. La facciata della chiesa di San Carlo invece è del lombardo Ferdinando Caronesi (1836).

La più scenografica piazza torinese ha il nomignolo di "salotto bene". Di forma rettangolare, è collegata a Piazza Castello attraverso via Roma, la principale strada del centro della città. L’aspetto attuale è risalente al XVII secolo su progetto di Carlo di Castellamonte, ulteriormente arricchita dall'intervento di Benedetto Alfieri un secolo dopo. Al centro si erge il monumento equestre ad Emanuele Filiberto, opera di Carlo Marocchetti del 1838, detta Caval d'Brons che raffigura il duca nell'atto di ringuainare la spada dopo la vittoria di San Quintino. Ai lati il palazzo seicentesco Solaro del Borgo, e, sul lato sud, le due chiese gemelle barocche; quella di Santa Cristina (1639), progettata dal Castellamonte, e quella di San Carlo, costruita nel 1619 e attribuita a vari architetti tra cui anche il Castellamonte. La facciata concava della prima, è stata ridisegnata da Filippo Juvarra nel 1715. La facciata della chiesa di San Carlo invece è del lombardo Ferdinando Caronesi (1836).

 

Chiavenna (SO)

 

Il nome (in latino Clavenna) fa riferimento alla sua posizione chiave per le comunicazioni con la Rezia Transalpina e il bacino del Reno. È un importante centro turistico famoso soprattutto per i suoi crotti, l'unico in provincia di Sondrio ad avere ottenuto il riconoscimento di bandiera arancione del Touring Club Italiano, un marchio di qualità turistico-ambientale conferito ai piccoli comuni dell'entroterra italiano. È una piccola ma ricca città. Chiavenna è collocata al centro della valle omonima, dove essa si biforca, sul fiume Mera, poco a monte della confluenza in esso, del torrente Liro, al bivio delle strade per i passi dello Spluga (val San Giacomo) e del Maloggia  (Val Bregaglia).

Il Piano di Chiavenna è tenuto quasi esclusivamente a boschi e a prati. Tra i monumenti più notevoli, vi è la Collegiata  di San Lorenzo, con fonte battesimale del XII secolo, e, nel tesoro, la famosa Pace di Chiavenna, preziosissima opera di oreficeria, coperta di evangeliario in oro e gemme.

Stazione ferroviaria propria, è capolinea della ferrovia proveniente da Colico

 

   

 

 

Noto : capitale del barocco.    Teatro Comunale

 

Il Teatro Comunale fu intitolato al re Vittorio Emanuele III. Fu inaugurato in una cerimonia solenne nella sera di 4 dicembre 1870. Da allora in poi, artisti famosi come Tina di Lorenzo, Pierantonio Tasca e Eleanore Duse calcarono quel palcoscenico.

Tutti gli anni, la Fondazione Teatro Vittorio Emanale organizza una stagione teatrale all'altezza dei migliori contenitori culturali di tutta l'Italia.

Ha una capacità di 320 posti a sedere che include tre file di palchi, ed una galleria con 80 sedie.

 

Schiermonnikoog

 

Nel 2002 sono stato in Olanda. Gli amici di lì mi portarono a visitare quel piccolo gioiello naturale che è Schiermonnikoog: una piccola isola dell’arcipelago delle isole Frisone Nord Occidentali Olandesi. Il nome, stranissimo per noi, è di origini arcaiche e significa, sostanzialmente, ‘isola dei monaci grigi’ e risale a molti secoli addietro. La storia dell’isola è molto movimentata poiché è stata acquistata da diversi nobili nel corso dei secoli fino al 1949 quando i Paesi Bassi confiscarono l’isola ai Tedeschi come proprietà nemica e l’isola tornò Olandese, divenendo, di fatto, una municipalità indipendente appartenente alla Provincia della Frisia.  Nel 2006, dietro compenso di €. 30.000 il confine dell’isola è stato spostato fino a comprendere parte del territorio amministrato da Eemsmond, una municipalità a Nord della Provincia di Groninga, questo al fine esclusivo di sicurezza e gestione del territorio in caso di disastri naturali. 

L’isola misura appena 199 Km quadrati e conta 950 abitanti ca; è lunga 16 Km e larga circa 4. L’unico centro o villaggio dell’isola prende il nome della stessa. E’ veramente originale ed incantevole per via delle sue maree, dei suoi boschi, delle sue splendide, mobilissime dune di purissima sabbia bianca. Le sue ampie pianure fangose formate dalle maree e dai polder tipici della zona, la varietà della flora e della fauna hanno consigliato, molto oculatamente ed opportunamente, la dichiarazione della zona come Parco Nazionale Protetto.

Le case, con i tetti molto spioventi, non sono grandissime ma vengono tenute maniacalmente ordinate e mostrano, sui davanzali interni delle loro finestre, ninnoli, chicchere ed oggetti vari che rappresentano, per gli abitanti, piccoli ma significativi ricordi.

Tutti vanno in bici, le scarsissime auto sono strettamente autorizzate dall’autorità locale ed ai turisti ne è vietato l’imbarco, se non autorizzati. L’isola gode infatti di circa 30 km di piste ciclabili in ogni direzione. Il clima è prettamente nordico ed anche in estate la temperatura media dell’aria vari fra gli 11 ed i 20 gradi. Quella dell’acqua si mantiene più bassa di tali valori anche per via delle maree che avvengono, come di norma, ogni sei ore circa, abbassando o alzando il livello delle acque da 30-35 cm a 3m. / 3m. e 20.

L’unica attività dell’isola è legata al turismo ma vi sono allevamenti di ovini e bovini per soddisfare le esigenze dei locali che però sono ghiotti, soprattutto, di aringhe affumicate.

Qui il tempo sembra essersi fermato. Una pace sovrana regna incontrastata infranta solo dal freddo vento del nord che rompe la monotona presenza del silenzio. Le spiagge larghissime sono sempre pulitissime e sono le più ampie forse dell’intera Europa. L’isola merita un lungo viaggio ed una visita di due o tre giorni per capire cosa sia ancora realmente la tranquillità, oramai scomparsa dalla nostra vita quotidiana ed in moltissimi casi anche dalla nostra mente, avendone perso coscienza nella nostra vita frenetica ed inconsulta.

 

La Sardegna come l’ho vista io

 

Le foto che seguono sono state scattate nel mese di Giugno in Sardegna. Non sono le solite foto di uno splendido mare né di meravigliose spiagge, poiché di tali foto sono pieni tutti i siti web e i dépliant dell’isola. Siccome l’obiettivo di questo sito è quello di mostrare le bellezze che la natura ha profuso sulle nostre isole e non solo, allora ho dovuto cedere alla tentazione, per una volta, di NON parlare di sole e di mare preferendo, invece, illustrare in poche foto alcuni aspetti dell’isola, non sempre conosciuti ma che danno comunque un’idea diversa di questa splendida terra.

Forse non molti sanno, ad esempio, che la Sardegna è il primo parco geominerario al mondo riconosciuto dall'UNESCO: nel Sulcis Iglesiente si concentra l'area più estesa per varietà e diffusione delle attività minerarie svolte negli ultimi secoli. Molte di queste strutture, circa 56, però, attualmente sono state dichiarate pericolose per ambiente e salute. Secondo il censimento dell’ISPRA nell’isola ben 209 strutture su 622 sono a rischio. Il parco pertanto, al momento non è visitabile ed è un vero peccato perché l’architettura industriale di queste miniere è un vero riconosciuto capolavoro di importanza mondiale.

 

La basilica della Santissima Trinità di Saccargia 

 

E’ un piccolo gioiello in stile romanico situata nel territorio del comune di Codrongianos in provincia di Sassari ed è  una delle realizzazioni più importanti di questo stile in Sardegna. Fu completata nel 1116 sulle rovine di un monastero preesistente per volontà di Costantino I°,  giudice di Torres che, secondo il "Condaghe di Saccargia", durante un viaggio insieme alla moglie Marcusa Lacon de Gunale fu ospitato dai monaci camaldolesi. I due fecero voto alla Madonna, che ivi si venerava, per avere un figlio. Quando nacque il futuro Gonario II di Torres, la coppia donò una nuova chiesa che fu consacrata il 5 ottobre dello stesso anno. Fu affidata ai monaci Camaldolesi che vi fondarono la loro abbazia. In seguito furono eseguiti, da architetti e maestranze di scuola pisana, lavori di ampliamento databili dal 1118 al 1120: l'allungamento dell'aula, l'innalzamento delle pareti, una nuova facciata e la costruzione dell'altissimo campanile. Il portico sulla facciata fu probabilmente aggiunto in seguito, quando la chiesa era già ultimata, ed è attribuito a maestranze lucchesi. Alla fine del XII secolo l'abside centrale fu affrescata da un ignoto artista proveniente dall'Italia centrale, ancora oggi quest'opera può essere considerata l'unico esempio in Sardegna di pittura murale romanica in ottimo stato di conservazione.

 

 

Il nuraghe

 

ll nuraghe (pl. nuraghi, nuraghe in  sardo logudorese, nuraci/-so nuraxi/- in sardo campidanese, nuragu/-i in sassarese, naracu/-i in gallurese).

E’ un tipo di costruzione megalitica di forma tronco conica presente con diversa densità su tutto il territorio della Sardegna[1]. Unici nel loro genere e rappresentativi della Civiltà nuragica sono considerati come distintivi della Sardegna. Ne rimangono in piedi circa settemila (secondo alcune fonti otto-novemila), sparsi su tutta l'isola, mediamente uno ogni 3 km², caratterizzando fortemente il paesaggio sardo. Si ipotizza che in passato il loro numero fosse maggiore. Quanto alla loro funzione, gli studiosi ancora non hanno espresso un parere unanime, mentre la maggior parte di loro ritiene che furono costruiti nel II millennio a.C., a partire dal 1800 a.C. fino al 1100 a.C.[2]. Alcuni sono più complessi ed articolati, veri e propri castelli nuragici con il mastio che in certi casi raggiungeva un'altezza tra i venticinque e i trenta metri, ma la maggior parte sono torri ristrette verso l'alto, un tempo alte dai dieci ai venti metri, con diametro di base dagli otto ai dieci metri e in alcune zone dislocate a poche centinaia di metri le une dalle altre come nella Valle dei Nuraghi, nella regione storica del Logudoro-Meilogu, oppure nelle regioni della Trexenta e della Marmilla. Dal 1997 il complesso nuragico polilobato Su Nuraxi presso Barumini, è stato classificato dall'UNESCO come Patrimonio dell'umanità, esempio preminente dei nuraghi, espressioni architettoniche della Civiltà nuragica che li costruì usando tecniche e materiali innovativi per il periodo.

 

Le tombe dei giganti 

 

Le tombe dei giganti (tumbas de sos gigantes in lingua sarda).

Sono monumenti funerari costituiti da sepolture collettive appartenenti alla età nuragica (II millennio a.C.) e presenti in tutta la Sardegna. Sono delle costruzioni a pianta rettangolare absidata, edificate mediante dei monoliti di pietra di grandi dimensioni conficcati nella terra. Questi particolari sepolcri consistono essenzialmente in una camera funeraria lunga dai 20 ai 30 metri e alta da 2 a 3 metri. In origine l'intera struttura veniva ricoperta da un tumulo somigliante più o meno ad una barca rovesciata. La parte frontale della struttura è delimitata da una sorta di semicerchio, quasi a simboleggiare le corna di un toro, e nelle tombe più antiche, al centro del semicerchio è posizionata una stele alta molte volte fino a 4 metri, finemente scolpita e fornita di una piccola apertura alla base che - si suppone - veniva chiusa da un masso, e tramite la quale si accedeva alla tomba. In quella età pensavano che il toro e la madre natura si accoppiassero per poi dare vita ai defunti nell'aldilà. Nelle vicinanze dell'ingresso veniva eretto un betilo (o betile) a simboleggiare - si pensa - gli dei o gli antenati che vegliavano sui morti. Quelle conosciute sull’isola sono circa 800.

 

Le Miniere

 

Delle miniere della Sardegna abbiamo detto in apertura. Le foto sono scarse perché attualmente non sono praticabili. E’ un vero peccato perché l’architettura industriale con la quale sono state create è veramente notevole. Sarà per un’altra volta…….

 

Varie

 

Alcune altre foto raffigurano l’arte sopraffina del muralismo che in Sardegna ha raggiunto una perfezione da manuale. Molti artisti negli ultimi anni si sono esibiti sui muri di tutta la Sardegna ma fra di essi. a mio avviso, spicca per una indiscussa capacità di cogliere l’istante della vita reale contadina,  la muralista Tinnurese Pina Monne.

Fra le VARIE devo, purtroppo, annoverare anche l’unico aspetto, peraltro comunissimo a tutto il resto d’Italia, quello della selvaggia, massiccia, deturpante speculazione edilizia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Stampa | Mappa del sito
© pietrogiannini46@gmail.com